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Chiedilo a una pianta🪴

Immagine del redattore: giulia buriolagiulia buriola

Pensi di avere il pollice nero? Non sai mai se la tua pianta necessita di più acqua, meno acqua, più sole, meno umidità? Sei cadutə anche tu nella trappola ideologica che ti porta a non avere alcuna pianta in camera perché ti ruba l’aria? Non segui ancora una dieta vegetale perché beh, se proprio vogliamo dirla tutta, allora anche le piante soffrono e non te la senti di mangiare loro ma il vitellino sì?


Se ti ritrovi in anche solo una di queste descrizioni, non puoi (1) non leggere questo articolo (2) non leggere il libro Chiedi a una pianta: Come semi, alberi e fiori ci insegnano a essere felici di Alessandra Viola (2024, Edizioni Laterza, 133 pagine)!


Con la sua particolare struttura, questo testo propone esercizi pratici per ciascuna delle tematiche che affronta, e a Impatto abbiamo selezionato le combo che più ci hanno incuriosito o divertito. Se non l’hai già fatto, puoi leggere la prima nel nostro Steps d'Impatto.


UNA COSA DIVERTENTE DA FARE

In questo capitolo, intitolato Guardami, l’autrice ci porta in un viaggio alla ricerca dell’empatia verso le piante, e lo fa partendo con un esempio molto destabilizzante. Se infatti abbiamo ormai familiarizzato con il termine "specismo", (molto in breve!) quel principio secondo cui gli esseri umani sono superiori per natura agli animali e per questo possono servirsi di loro ricavandone guadagno e cibo, non ci viene ancora molto comune immaginare che questo specismo possa (debba?) essere esteso al reame delle piante.


Viola parte da una conversazione che si trova molto spesso ad ascoltare quando ad una persona viene regalata una pianta: il classico “ah, ma io faccio morire tutto! Pensa che una volta ho fatto morire pure un cactus”, che si conclude con una bella risata. L’autrice si chiede: ma se attuassimo la stessa logica parlando di cuccioli di cane, la reazione e la velocità con cui ci soffermeremmo a parlare dell’argomenti sarebbero le stesse? Questa situazione risulterebbe “normale” allo stesso modo?


“Che carino! – esclama il padrone di casa, al quale è stato appena regalato un cagnolino – Speriamo sia anche robusto. Mi piacciono tanto i cani, ma mi muoiono tutti. Non capisco mai se gli do troppo cibo o poco cibo. Mi è morto persino il bulldog, dicevano che era resistente e invece…”


Viola connette poi questa nostra distanza emotiva dalle piante, o dal verde in generale, al fatto che abbiamo perso l’abitudine di osservarle in profondità, nonostante i fotoricettori delle nostre retina, attraverso i quali possiamo vedere i colori, sono specializzati nelle frequenze luminose comprese circa tra i 400 nanometri (viola) e i 700 nanometri (rosso) e il verde, che si colloca circa a metà di questo spettro, è il colore che percepiamo con la maggior gamma di sfumature e con il minore sforzo!


Viola propone anche la descrizione di un bellissimo esperimento condotto dalla fotografa Elisabetta Zavoli nel 2020, che ha provato a mettersi nei panni delle piante per capire come vedessero il mondo.



L’esercizio che Viola ci propone per osservare le piante e giocare assieme a loro, per generare empatia, è quello della piantaterapia artistica.


Dopo aver raggiunto uno spazio verde, avendo portato con te una borsa di tela o un sacchetto e un contenitore rigido (che ti serviranno per conservare quanto deciderai di usare per questo gioco), raccogli foglie, petali, rametti, semi, pigne, e qualsiasi cosa di origine vegetale che attiri la tua attenzione (chiaramente, prendi soltanto “ciò che la natura ha già preparato per te”, ossia ciò che è già caduto spontaneamente), prediligendo la varietà rispetto alla quantità. “Ogni cosa dovrebbe colpirti per qualche sua caratteristica”. Dopo aver finito la tua ricerca e aver riposto tutto con cura, munisciti di colla, fogli, carta per pacchi, spago, penne, pennarelli, pennelli, pesca dalla tua borsa e dai libero sfogo alla tua fantasia! “L’unica regola è arrivare fino al punto di dirsi: ‘Ecco, è finito’”. La tua opera sarà un bellissimo ricordo di un tempo speso in natura o di un’attività condivisa con persone care, da tenere per te o regalare.


Come ti senti dopo questa esperienza?


UNA COSA BELLA DA IMMAGINARE

Nel capitolo Pensami, l’esercizio proposto è puramente immaginativo, ma non meno funzionale dei precedenti: costruire, nella propria mente, un giardino segreto! Un’azione quasi bambinesca, che però ha effetti benefici sulle persone, soprattutto in situazioni di tensione e lunghe attese, perché...può fare ovunque!


  1. Immagina uno spazio verde nel quale ti senti completamente a tuo agio – non importa se si tratti di un luogo immaginario o reale.

  2. Visualizzalo con cura: di cosa è fatto? Immagina e definisci ogni dettaglio.

  3. Pensa alle piante: cosa c’è già e cosa aggiungeresti per rendere questo giardino ancora più tuo?

  4. Metti le piante che preferisci: ricordati che piante tropicali e di montagna, cactacee o piante acquatiche, nel tuo giardino secreto, possono convivere senza problemi!

  5. Prova a capire perché hai scelto proprio quelle piante: ti riportano a qualcosa di specifico del tuo passato? Parlano dei tuoi desideri del presente?

  6. Usa i tuoi sensi per vivere il giardino: annusa gli odori, godi del silenzio, osserva i colori…!

  7. Rifugiati in questo luogo sicuro ogni volta che ne avrai bisogno!


Un bellissimo consiglio per usare la nostra immaginazione, non trovi?


UNA COSA NECESSARIA DA SALVARE

L’ultimo capitolo, Salvami, racconta di quanto sia necessario opporsi, anche a livello individuale, al lasciar (o far) morire le piante. Questo non fa solo riferimento al pollice nero di cui sopra, ma anche, ad esempio, alle azioni di disboscamento fatte a livello comunale per fare più spazio a quel parcheggio che proprio ci mancava in città o creare infrastrutture per favorire il turismo, azioni cui pare sempre di non essere in grado di opporsi (e, tuttavia, ci si può provare, organizzandosi con la propria comunità).


Perché farlo? Perché ci sono sempre più studi tra cui, per esempio, alcuni relativi alla "terapia forestale" secondo cui questo tipo di "immersione" nella natura porta dei miglioramenti dello stato ossidativo, ha effetti antinfiammatori e permetta il potenziamento delle difese immunitarie, nonché un generale rasserenamento.


Ma com’è possibile? Dipende dal coinvolgimento dei sensi. Secondo gli studi, l’osservazione di strutture ripetitive e frattali come quelli presenti negli alberi, per esempio, riduce ansia, depressione e stress. Ascoltare i suoni di un ambiente non contaminato da rumori di origine naturale quali muschio, legno o roccia riduce la tensione. Il maggior giovamento arriva dall’olfatto, il più sottile e inconsapevole dei nostri sensi.

Per questo, l’esercizio presentato alla fine di questo capitolo è quello di salvare una pianta, che ti riporto per intero:


  1. Scegli il tuo soggetto: una pianta caduta da un balcone? La pianta sulle scale o nello studio del dottore che sta appassendo? Un albero del tuo viale che sta per essere abbattuto o capitozzato?

  2. Decidi la tua strategia: portare a casa la pianta e travasarla? Prendertene cura lasciandola dove si trova, per esempio nell’androne del tuo palazzo? Chiedere al dottore o al tuo collega di ricordarsi di innaffiare la sua pianta? Opporti alla ditta che vuole potare severamente l’albero?

  3. Non farti condizionare da chi ti criticherà, da chi proverò a dissuaderti o da chi cercherà di metterti in imbarazzo: dopotutto salvare una vita non è un atto ordinario, richiede un cuore impavido.

  4. Metti in pratica la strategia che hai scelto e non fermarti di fronte alle obiezioni altrui o ai tuoi stessi dubbi. Temi che il collega ti dica che il modo in cui tratta la sua pianta non ti riguarda? Supera l’imbarazzo pensando che la pianta potrebbe morire se non renderai evidente il suo bisogno di acqua o di luce. Opporti al trattamento riservato agli alberi ti crea dei problemi? Cerca online i riferimenti legali a supporto: le capitozzature, per esempio, sono ormai vietate. Salvare una pianta può essere difficile e avere un costo, ma fa risplendere (N.B. Su questo punto, dissento parzialmente – non tutte le persone hanno la possibilità di “avere dei costi” per azioni di questo tipo. Ricordiamoci sempre del nostro privilegio!)

  5. Lasciati pervadere dalla felicità e da un legittimo orgoglio se riuscirai nel tuo proposito, ma anche se dovessi fallire: è buona regola, nella vita quotidiana e non, valutare la natura delle intenzioni e l’impegno profuso nel realizzarle; è probabile che grazie a questa esperienza la prossima volta riuscirai!

  6. Adesso hai un legame speciale con l’essere vivente che hai salvato. Prenditene cura e/o vai trovare regolarmente la ‘tua’ pianta per assicurarti che stia bene.


Quale di questi esercizi ti chiama di più? Ti leggiamo con piacere nei commenti!

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